Università a Scampia. Tra cambiamento e immobilismo.
È bello passeggiare per Scampia e imbattersi nella nuova imponente sede universitaria.
L’università a Scampia fa sentire la sua presenza anche attraverso una scritta a caratteri cubitali che non lascia spazio a dubbi sulla destinazione d’uso scientifica e culturale per il quale è stato costruito, in tanti anni, quell’enorme cilindro.
Il vento del cambiamento spira, molti tirano sospiri di sollievo, si augurano le più rosee prospettive e, sebbene non manchino le proteste per una serie di contraddizioni ancora in essere – una su tutti, il processo al Gridas – sembra però essere la volta buona per rendere giustizia a un quartiere martoriato anche dai pregiudizi. È bello pensare che le bambine, i bambini e i giovani, che abitano nelle case popolari di fronte, quando si svegliano la mattina e aprono il balcone si trovano davanti il tempio del sapere per antonomasia, sarà la prima o la seconda cosa che vedono, leggeranno quella scritta e si chiederanno cos’è, cosa si fa, quando si va, chi sono quegli studenti che vanno e vengono, insomma è un cambiamento epocale per il quartiere che può aprire davvero prospettive diverse per il futuro.
Cosa trovano di fronte invece le bambine, i bambini e i giovani rom che abitano nella zona di Cupa Perillo, poco distante dall’Università, quando si svegliano la mattina? Cosa vedono prima ancora di cominciare la giornata?
Cumuli di rifiuti che sono diventati ormai delle barriere.
In attesa che l’amministrazione comunale decida, dopo approfonditi studi, quali piani e quali politiche abitative attuare nell’area, le (antiche) comunità rom di Cupa Perillo, che ricordiamo essere composte per circa la metà di minori e giovani, oltre a vederla, respirano letteralmente immondizia, giorno per giorno, minuto per minuto ma, nonostante la beffa della presenza giusto di fronte di una isola ecologica e di numerosi autocompattatori proprio adibiti al trasporto dei rifiuti, le strade non vengono liberate e ripulite perché l’area è considerata abusiva.
Che futuro potranno mai immaginare se la loro vista, per non parlare della salute, è così tarpata e deturpata? Quali prospettive sognare se tutto intorno a loro gli continua a dire che non c’è altra alternativa possibile a queste condizioni abitative?
Al di là di tutte le considerazioni, i dibattiti, le opinioni, i cavilli, i conflitti e le divergenze, crediamo che bisogna seriamente ritenersi tutti complici e conniventi nell’aver confinato una generazione intera in uno stato di oppressione di cui sarà molto molto difficile liberarsi.
In un momento storico di transizione per Scampia e di evidente cambiamento positivo già in atto, è penoso nascondere la cenere sotto al tappeto e non occuparsi di risanare adeguatamente e seriamente una ferita aperta che diventa il lato oscuro ma della stessa medaglia.