Pare che le scuole riapriranno lunedì 11 gennaio per gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, proprio com’era prima della chiusura per le festività natalizie. Questa è la decisione deliberata dall’Unità di Crisi della Regione che ha valutato i dati epidemiologici in relazione alla possibilità di un ritorno della scuola in presenza a partire dal 18 gennaioper l’intera scuola primaria e dal 25 gennaio, per la secondaria di primo e secondo grado. 

Ma fino ad oggi dall’inizio della pandemia, l’inizio della scuola è stato continuamente ritrattato dalla Regione Campania.

La scuola in Campania…un caso unico in Europa

La scuola in Campania, in emergenza covid, rappresenta un caso unico in tutta Europa. Parliamo di soli 15 giorni di apertura negli ultimi 10 mesi. 

Novità?

Nel frattempo non ci sono state novità sul fronte del potenziamento del trasporto pubblico. Ma neanche riguardo ad investimenti per riaprire in sicurezza, come i test rapidi per studenti e personale scolastico. 

Intanto genitori, insegnanti, studenti ed attivisti scendono in piazza a Napoli, da mesi ormai, contro la Didattica a distanza.

Dati allarmanti

Il governo appare sempre più incapace di gestire la situazione della scuola.

Nel frattempo i dati sulla dispersione sono allarmanti.

Secondo l’indagine Ipsos “I giovani ai tempi del Coronavirus” il 28% di studenti afferma che da inizio pandemia, almeno un compagno di classe ha abbandonato la scuola.

Si continua con la DAD, senza tener conto, di un altro dato preoccupante: secondo l’istat, oltre il 40% di famiglie in Campania non possiede né un pc, né un tablet. 

Mentre, secondo Openpolis, circa il 27% delle famiglie in Campania non ha la rete internet a casa.

Inoltre molte case i computer, i tablet e gli smartphone sono condivisi e spesso è difficile conciliare i tempi.

Inoltre, quando in casa c’è una disabilità la situazione diventa ancora più complesso.

Una scuola sempre più lontana dai bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza

La scuola è attualmente lo specchio di un sistema fallimentare totalmente privo di una visione politica in grado di delineare un orizzonte educativo. 

Questa situazione mette in evidenza l’assenza di una visione politica e pedagogica sull’educazione, il dramma di un sistema scolastico imploso su stesso già molti anni prima della pandemia e che oggi mostra quanto la scuola sia sempre più lontana dai bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza.  

Un sistema di infrastrutture scolastiche che al Sud esprime la sua fatiscenza e mostra in modo evidente il suo divario rispetto al nord.

Un sistema pedagogico di condivisione e trasmissione del sapere basato su logiche di mercato e di produzione che premia il nozionismo e la competizione a scapito della crescita comune e dell’apprendimento cooperativo ed esperienziale.

Una questione di volontà politica

In questi mesi la nostra associazione, attraverso le attività della scuola popolare e partecipata, si è confrontata con le grandi difficoltà a cui sono sottoposti bambini e bambine rom e non rom di Scampia durante questa pandemia.

Osservando tutte le misure di prevenzione abbiamo fatto scuola nei rioni, nelle strade, in natura e da Chikù, centro culturale e gastronomico di Scampia. A dimostrazione, ancora una volta, che tutto sta nella volontà politica.

E non basterà certo riaprire per mettere le cose apposto, perché di una scuola tal quale a prima proprio non è tempo di accontentarsi. 

Ma fino a quando le falle dell’apparato istituzionale possono continuare a gravare esclusivamente sulle spalle dell’attivismo che prova a mantenere spazi di apprendimento e crescita comune e cooperativa?

Per noi non c’è altra via da percorrere che quella della comunità educante.

Continueremo a camminare in rete per una scuola e una terra che sia sempre più inclusiva e sostenibile.

Leggi anche il nostro articolo sulla didattica a distanza.