8 aprile. Romano Dives: la Giornata internazionale del popolo rom (rom, sinti e caminanti)

L’8 aprile si celebra il Romano Dives: la Giornata internazionale del popolo rom.
La ricorrenza è stata istituita in occasione del primo congresso mondiale del popolo rom che si tenne a Londra nel 1971.

In quell’occasione, il nome Rom fu scelto per indicare la nazione romanì. Da allora, in questo giorno si ricordano discriminazioni e resistenza di questo popolo.

In occasione di questo nuovo 8 aprile, la nostra associazione vuole fare chiarezza sulla situazione attuale di una delle comunità più discriminate.

Comunità da sempre considerata marginale per le istituzioni.

 

Ci siamo mai chiesti davvero cosa significhi vivere in un campo rom?

La politica dei “campi nomadi”, con la nascita di ghetti monoetnici, soprattutto nelle grandi città come Napoli, Roma, Milano e Torino, è stata la risposta italiana alla esigenza di decine di migliaia di persone di vivere dignitosamente nel paese in cui hanno scelto di vivere. Il campo, che nasce come risposta “emergenziale” è diventata “LA” soluzione abitativa definitiva.

L’isolamento del campo e la difficoltà oggettiva a entrare in relazione con il mondo esterno a causa di una distanza prima di tutto fisica oltre che mentale, per non parlare del fallimento di un sistema scolastico per almeno due generazioni di bambine e bambini rom, ha provocato per i suoi abitanti sia una diffidenza e una chiusura che un atteggiamento in cui le forme di assistenzialismo con i gagiò (persone non rom) sono le uniche relazioni possibili.

A causa della sistematica esclusione dai circuiti lavorativi e sociali e in generale delle discriminazioni subite dai rom, spesso vivere in un campo diventa una scelta obbligata e in qualche caso l’unica scelta possibile.

 

La politica dei campi. Una pratica di segregazione ancora attuale

La discriminazione risiede a monte nelle politiche istituzionali sociali e abitative per le comunità rom. La politica dei campi continua nella città metropolitana di Napoli, nonostante i tavoli con esperti, le lotte, le manifestazioni, le denunce e anche le condanne.

Vivere in un campo è di per sé vivere in “uno stato di eccezione”.

 

La situazione abitativa delle comunità rom a Napoli

Attualmente la situazione abitativa delle comunità rom a Napoli è la seguente: per quanto riguarda le strutture comunali, il campo sulla Circumvallazione di Secondigliano e il campo di Poggioreale ospitano rispettivamente ca. 400 e ca. 250 persone, il centro di accoglienza ex Scuola Deledda a Soccavo con ca. 120 persone. Per quanto riguarda gli insediamenti non autorizzati: Scampia con ca. 300 persone, Gianturco con ca. 250.

A Barra – Santa Maria del Pozzo, dove erano presenti circa 350 persone, gli incendi di questa estate hanno fatto scomparire la comunità rom.

Circa duemila persone per le quali non si riescono a pianificare politiche abitative e sociali realmente inclusivi e in linea con i principi europei e i diritti costituzionali.

 

A Scampia

A Scampia nel frattempo è giunta un’ordinanza di sgombero.

E’ in corso un percorso  per scongiurare l’ennesimo triste epilogo, quindi un percorso affinché le soluzioni non siano né ulteriori campi, né  soluzioni temporanee che non rispettano gli standard previsti in tema di alloggi.

Il riconoscimento e il rispetto dei diritti umani di una storica comunità passa attraverso la salute, il lavoro, l’ABITARE e l’istruzione. Paradigma di civiltà imprescindibile.

Il superamento del campo rom non può che inserirsi in un programma di miglioramento di tutto quartiere, nessuno escluso, tanto meno gli abitanti rom da 3 generazioni a Scampia.

Le comunità rom sono comunità composte in prevalenza da giovani, tutti nati sul territorio italiano, che hanno deciso di radicarsi qui nonostante la sistematica discriminazione, violazione o assenza dei diritti a cui sono sottoposti.

Cresce e si rafforza la consapevolezza di tali discriminazioni a livello nazionale, e alla presa di coscienza bisogna affiancare una solida organizzazione trasversale e concrete pratiche per una vera e propria conquista dei diritti.

 

Il senso dell’8 aprile

Al di là di sterili celebrazioni, la giornata internazionale del popolo rom acquisisce un senso solo se si iniziano a pianificare e realizzare trasformazioni sociali, politiche abitative degne di tale nome, estensione dei diritti di cittadinanza, all’istruzione, alla salute, alla vita.